Tentativi di hacking ripetuti sugli account Microsoft: cause, rischi e soluzioni definitive

Ricevi raffiche di e‑mail o SMS con codici Microsoft mai richiesti e vedi decine/centinaia di “tentativi di accesso falliti”? Questo articolo riassume un Q&A reale: cosa sta succedendo, quali rischi concreti corri e come fermare davvero la valanga di tentativi.

Indice

Cos’è che vedono gli utenti (e perché spaventa)

Nel thread a cui si ispira questo riassunto, molte persone con account Microsoft (Outlook/Hotmail, Xbox, OneDrive, Skype, servizi Microsoft 365 personali) hanno osservato per giorni o settimane:

  • Centinaia di login falliti provenienti da indirizzi IP e Paesi sempre diversi (tipico di botnet e VPN ruotate).
  • Codici di verifica 2FA mai richiesti via e‑mail o SMS.
  • Auto‑blocchi dell’account dopo n errori consecutivi, con necessità di sbloccarlo manualmente.

Le preoccupazioni ricorrenti sono tre:

  1. Compromissione: temere che la password venga indovinata, o che un token di recupero/email alternativa sia stata rubata.
  2. Seccature operative: continue interruzioni, notifiche incessanti, ansia che “prima o poi riusciranno”.
  3. Mancanza di un canale ufficiale per segnalare attacchi di forza bruta prolungati e ottenere interventi su IP/aree.

Perché succede: anatomia degli attacchi “a spazzola”

Quasi sempre non è un attacco mirato alla singola persona, ma una delle seguenti tecniche industrializzate:

  • Credential stuffing: bot che provano email+password trapelate in vecchi data breach. Se riusi le password, sei vulnerabile.
  • Password spraying: provano password comuni (p.es. varianti di “Estate2025!”, “Password123!”) contro liste di indirizzi noti.
  • Rotazione di proxy/VPN: ogni tentativo arriva da un Paese/IP diverso, eludendo ban puntuali.
  • MFA fatigue: invio ripetuto di richieste 2FA per stancarti e indurti ad approvare per sbaglio (soprattutto con notifiche push non numeriche).

Il risultato: il tuo indirizzo di accesso è finito in liste automatiche. Finché il tuo “username pubblico” resta valido per l’autenticazione, i bot continueranno a provarci.

Segnali da interpretare correttamente

  • Codici 2FA non richiesti non provano di per sé una violazione: indicano che qualcuno ha inserito il tuo indirizzo nella schermata di login. Servono però come allarme preventivo.
  • Auto‑blocchi e richieste di verifica sono misure di sicurezza, non difetti. Con buone impostazioni diventano rari.
  • Geolocalizzazioni “impossibili” in “Attività recenti” possono riflettere nodi VPN/proxy; ignora la bandiera, valuta data/ora, dispositivo e indirizzo IP.

Misure di mitigazione che funzionano (sintesi dal thread)

Questa tabella concentra le azioni più efficaci, con scopo e percorso nel portale account. Nota: non sono necessari link cliccabili; segui i percorsi indicati.

AzioneScopoDove farla
Revisionare “Recent Activity” e marcare This wasn’t me / Secure your accountSegnalare attività sospette e invalidare i token di sessioneaccount.microsoft.com/security → Review activity
Cambiare subito la password (≥ 12 caratteri, unica, non riusata)Bloccare l’uso di credenziali trapelateSecurity Basics → Change password
Abilitare l’autenticazione a due fattori (2FA / Microsoft Authenticator)Rendere inutile la sola passwordSecurity Basics → Advanced security options
Aggiornare le informazioni di recupero (telefono, e‑mail alternativa)Evitare la perdita definitiva dell’accountSecurity Basics → Update your info
Rimuovere dispositivi “attendibili” non più in usoRevocare token di lunga durataSecurity Basics → More security options → Trusted Devices
Creare un alias e‑mail e renderlo “primary sign‑in”Impedire ai bot di provare sul vecchio indirizzo; l’indirizzo storico resta valido solo per la postaYour Info → Edit account info → Add email → Make primary → Sign‑in preferences (deselezionare l’alias vecchio)
Igienizzazione digitale: patch di sistema, attenzione al phishing, nessun click su link sospettiRidurre vettori d’infezione e social engineeringAggiornamenti automatici + formazione

Nota pratica: impostare un alias come credenziale di login primaria è la contromisura più apprezzata: i bot continuano a provare l’indirizzo “vecchio” (ormai non più valido per l’accesso), le ondate si spengono e cessano i codici non richiesti.

Limiti e realtà operative

  • Microsoft non può impedire i tentativi: se conoscono il tuo indirizzo, chiunque può inserire username e password errate sul form pubblico.
  • Blocco IP/Paese è inefficace: gli aggressori ruotano VPN e botnet; un ban per provenienza dura poco.
  • Auto‑blocco dell’account: è voluto e protettivo. Dopo 2FA o alias primario, il fenomeno si riduce drasticamente.
  • Segnalazioni alle autorità: possibili, ma raramente si traducono in barriere tecniche aggiuntive. Il supporto Microsoft si focalizza sul garantire che l’account resti protetto.

Raccomandazioni integrate: portare la difesa “oltre il minimo”

  1. Usa un password manager per generare password lunghe e uniche. Eviti riusi pericolosi e puoi ruotarle rapidamente.
  2. Preferisci chiavi FIDO2 o Passkey (se disponibili): eliminano OTP a 6 cifre e riducono a zero la MFA fatigue. La verifica avviene nel dispositivo (chiave hardware/NFC/USB o passkey nel tuo telefono/PC).
  3. Lascia attivi gli avvisi sulle località sospette: ricevere notifiche, pur fastidiose, ti permette di reagire rapidamente.
  4. Backup offline dei dati critici (OneDrive, documenti): se perdi l’accesso o un malware colpisce il dispositivo, hai un paracadute.
  5. Alfabetizzazione continua: riconosci sextortion/ricatti e phishing (anche se citano “Pegasus” o altre parole allarmanti); contrassegnali come phishing e non rispondere mai, mai pagare.

Procedura rapida consigliata (check‑list operativa)

  1. Accedi a Security Basics.
  2. Cambia subito la password con una generata dal password manager (almeno 12‑16 caratteri, con maiuscole, minuscole, cifre e simboli).
  3. Attiva o verifica la 2FA: Microsoft Authenticator con number matching o, meglio, chiave FIDO2/passkey.
  4. Aggiungi un alias e imposta Set as primary sign‑in; quindi disabilita il login con l’alias pubblico (quello che ormai è noto ai bot).
  5. Pulisci la lista dei Trusted Devices (rimuovi quelli non più tuoi).
  6. Rivedi Recent Activity e marca i tentativi non tuoi come This wasn’t me; completa il flusso Secure your account.
  7. Aggiorna dati di recupero (telefono, e‑mail alternativa) verificando i codici.
  8. Segnala le e‑mail di ricatto come phishing direttamente dal client (Outlook/Outlook.com).
  9. Mantieni OS e app aggiornati; attiva l’update automatico su Windows, macOS, iOS, Android.

Seguendo tutti i passaggi sopra, il rischio reale di compromissione scende drasticamente; le “spazzolate” automatizzate continueranno in teoria, ma non riusciranno più a bloccare o violare il tuo account e, grazie all’alias, spesso cesseranno anche i codici indesiderati.

Approfondimento: come leggere e usare “Recent Activity”

La pagina Recent Activity elenca accessi riusciti e tentativi falliti con dettagli utili (timestamp, IP, area, tipo di dispositivo). Ecco come sfruttarla:

  • Apri account.microsoft.com/securityReview activity.
  • Per tentativi sconosciuti, scegli This wasn’t me e completa Secure your account:
    • Re‑login con verifica 2FA.
    • Reset della password.
    • Revoca di token attivi e dispositivi fidati.
  • Per eventi legittimi (p.es. “nuovo dispositivo” che in realtà sei tu), marca It was me per non ricevere più alert su quel device.

Consiglio: se vedi tentativi ripetuti sul vecchio indirizzo, imposta l’alias come login primario. Dopo poche ore/giorni il volume dei tentativi scende drasticamente, perché i bot continuano a colpire l’username non più valido per l’autenticazione.

Alias primario: la mossa che spegne i bot

Molti non sanno che un account Microsoft può avere più alias e che solo alcuni alias sono abilitati all’accesso. Strategie operative:

  1. Crea un alias “segreto” (indirizzo diverso da quello pubblico — evita pattern facili). Esempio: se la posta pubblica è nome.cognome@outlook.com, crea nc‑archivio‑832@outlook.com.
  2. Impostalo come Primary sign‑in e nelle Sign‑in preferences deseleziona l’alias pubblico come metodo di accesso.
  3. Il vecchio indirizzo resta perfettamente valido per ricevere e inviare e‑mail, ma non funziona più per fare login.
  4. Non divulgare il nuovo alias primario. Usalo solo per accedere ai servizi Microsoft.

Nota per account di lavoro/scuola (tenant Microsoft 365): la gestione degli alias e dei metodi di accesso è spesso governata dall’amministratore IT (Entra ID/Azure AD). Se non trovi le stesse opzioni, rivolgiti all’IT: l’equivalente è user principal name (UPN) o Authentication methods con policy aziendali.

MFA: scegliere il fattore giusto e ridurre la “stanchezza da prompt”

Non tutte le 2FA sono uguali. Ordine di preferenza consigliato:

  1. FIDO2 / Passkey (chiavi hardware o passkey su dispositivi personali): phishing‑resistente, nessun codice da digitare, niente spam di richieste.
  2. Microsoft Authenticator con number matching: l’app mostra un numero che devi inserire; impedisce approvazioni “a occhio”.
  3. OTP TOTP (codici a 6 cifre): buono ma suscettibile a phishing in tempo reale e tentativi di indovinare codice se non c’è rate‑limit.
  4. SMS: ultimo della lista (vulnerabile a SIM‑swap, intercettazioni, phishing).

Ulteriori accorgimenti:

  • Disabilita le notifiche push “approva/nega” senza number matching se disponibili alternative più sicure.
  • Blocca l’approvazione dal lock‑screen del telefono; richiedi sblocco biometrico.
  • Registra almeno due metodi (p.es. passkey + Authenticator + codici di recupero) per non restare escluso in caso di perdita dispositivo.

“Posso bloccare IP/Paesi?” Perché non è la soluzione

È naturale voler “mettere un muro” davanti agli IP sospetti, ma contro bot e VPN è poco efficace. Gli aggressori cambiano indirizzo a ogni tentativo e sfruttano cloud provider legittimi. Anche quando un blocco per Paese sembra funzionare, dura poco. Meglio spostare l’obiettivo (alias primario) e alzare l’asticella (MFA forte), invalidando l’utilità stessa dei tentativi.

Cosa fare se l’account si blocca

  1. Usa la procedura di sblocco guidata: verifica identità con 2FA e rispondi alle domande.
  2. Subito dopo, cambia password e completa il flusso Secure your account.
  3. Rimuovi tutti i Trusted Devices e esci da tutte le sessioni su tutti i dispositivi.
  4. Imposta alias primario e rimuovi l’abilitazione al login sull’alias “vecchio”.
  5. Controlla regole di inoltro e filtri nella tua casella (Outlook/Outlook.com) per assicurarti che nessuno abbia creato forward occulti.

Phishing, sextortion e minacce “rumorose”

Nel Q&A sono circolati esempi di e‑mail che minacciano di pubblicare dati o video, citando malware famosi per fare leva sulla paura (p.es. “Pegasus”). Ricorda:

  • Gli aggressori giocano su urgenza e vergogna. Non rispondere, non pagare, non cliccare.
  • Segnala come phishing e cancella. Se hai dubbi, analizza gli header o chiedi a un esperto, ma non interagire.
  • Se un’e‑mail mostra una vecchia password come “prova”, è quasi sempre da un vecchio data breach. Cambia password e attiva 2FA.

Domande frequenti (FAQ)

Ricevo decine di codici via e‑mail/SMS: significa che mi hanno hackerato?

No: significa che qualcuno sta inserendo il tuo indirizzo nella schermata di login. È un segnale, non la prova di intrusione. Agisci però in modo preventivo: cambia password, attiva MFA e imposta un alias primario.

Ho cambiato password ma i codici continuano ad arrivare. Perché?

Perché i bot provano ancora l’indirizzo di accesso conosciuto. La password nuova li ferma, ma non impedisce i tentativi. Fermano i tentativi l’alias primario (che sostituisce l’username pubblico) e, in azienda, policy come smart lockout e MFA obbligatoria.

Posso eliminare l’indirizzo storico e tenerne solo uno nuovo?

Puoi, ma spesso non serve: il vecchio indirizzo può rimanere come solo alias di posta (ricezione/invio) senza essere abilitato al login. È più comodo e meno “traumatico” per i contatti.

È meglio Microsoft Authenticator o una chiave FIDO2?

Se disponibile, FIDO2/Passkey è superiore (phishing‑resistente). Authenticator con number matching resta ottimo e pratico. SMS solo come ultima risorsa.

Ha senso segnalare l’attacco a Microsoft o alla Polizia Postale?

Puoi farlo. Tuttavia, la contromisura tecnica più efficace resta lato tuo: alias primario, MFA forte, password unica, revoca token e igiene digitale. Le forze dell’ordine intervengono principalmente su reati specifici (frode, estorsione, intrusione riuscita).

Guida pratica (passo‑passo) senza link

Impostare l’alias primario su account personale

  1. Accedi a account.microsoft.com.
  2. Vai su Your InfoEdit account info.
  3. Seleziona Add email e crea un nuovo alias (meglio Outlook/Hotmail gratuito).
  4. Quando appare in lista, clicca Make primary per renderlo login principale.
  5. Apri Sign‑in preferences e deseleziona l’alias “vecchio” come metodo di accesso (lasciandolo come indirizzo di posta).

Attivare 2FA forte

  1. Da Security Basics apri Advanced security options.
  2. Aggiungi Microsoft Authenticator (attiva number matching se disponibile).
  3. Aggiungi una chiave di sicurezza (FIDO2 via USB/NFC/Bluetooth) o passkey se supportata sui tuoi dispositivi.
  4. Stampa o salva codici di recupero in un luogo sicuro offline.

Igiene dei dispositivi e delle sessioni

  • In Trusted Devices rimuovi tutto ciò che non riconosci.
  • Effettua Sign out everywhere quando cambi password.
  • Mantieni Windows/macOS/iOS/Android aggiornati e proteggi con PIN/biometria.

Check di sicurezza aggiuntivi che molti dimenticano

  • Regole posta: in Outlook/Outlook.com verifica che non esistano regole che inoltrano o spostano messaggi in cartelle nascoste.
  • App collegate: rivedi le app/servizi con accesso al tuo account (p.es. app per calendario/posta). Rimuovi ciò che non usi più.
  • Dispositivi secondari: tablet vecchi, PC di famiglia, telefoni di riserva. Se sono rimasti loggati, revocali.
  • Browser: cancella password salvate nel browser se non usi un password manager affidabile.

Strategia a lungo termine: ridurre superficie e rumore

L’obiettivo non è “convincere i bot a smettere”, ma rendere inefficaci i loro tentativi. Ecco una strategia sostenibile:

  1. Alias come username (non pubblico) + MFA forte = stop agli attacchi pratici.
  2. Password manager = rotazione rapida e nessun riuso pericoloso.
  3. Backup offline = resilienza anche se un dispositivo viene compromesso o l’account si blocca.
  4. Formazione (phishing) = niente click affrettati, niente approvazioni sospette su Authenticator.

Scenario “cosa‑se” e risposte

  • Se un aggressore indovina la password ma non hai MFA: può entrare. Con MFA robusta, il danno si ferma alla porta.
  • Se spingi “Approva” per sbaglio: cambia password, revoca dispositivi, rivedi attività e imposta l’alias primario.
  • Se perdi il telefono con Authenticator: usa i codici di recupero o la chiave FIDO2 di scorta per rientrare e rimuovere il vecchio dispositivo.

In sintesi: la combinazione che chiude il rubinetto

Le ondate di “tentativi di hacking ripetuti” sugli account Microsoft sono il rumore di fondo del web moderno. Non puoi impedirle alla fonte, ma puoi spegnere gli effetti in modo estremamente efficace:

  • Alias primario non pubblico come username di accesso.
  • MFA forte (passkey/FIDO2 o Authenticator con number matching).
  • Password unica e lunga, gestita con un password manager.
  • Revoca di token e dispositivi + verifica Attività recenti.
  • Igiene digitale e formazione continua.

Con questo assetto, i bot possono anche continuare a bussare alle vecchie credenziali: non entreranno, non bloccheranno più l’account e, nella maggior parte dei casi, smetterai di ricevere i codici non richiesti.


Appendice: tabella riassuntiva delle azioni

PrioritàAzioneEffetto principaleTempo stimato
AltaCambio password (manager)Blocca credenziali riusate/trapelate5 minuti
AltaAttiva MFA forte (Passkey/FIDO2 o Authenticator)Neutralizza la sola password10–15 minuti
AltaImposta alias come login primarioDisinnesca le spazzolate sull’username noto5–10 minuti
MediaRevoca dispositivi fidati e tokenChiude sessioni vecchie/potenzialmente esposte5 minuti
MediaRivedi Attività recentiSegnala e invalida tentativi sospetti10 minuti
MediaAggiorna dati di recuperoEvita lockout definitivo5 minuti
BassaBackup offline + formazione anti‑phishingResilienza e prevenzione lungo periodoVariabile

Checklist stampabile

  1. Apri Security Basics.
  2. Cambia password (manager, lunga e unica).
  3. Abilita MFA (Passkey/FIDO2 o Authenticator con number matching).
  4. Crea aliasMake primaryDisabilita login con alias pubblico.
  5. Trusted Devices: rimuovi tutto ciò che non serve.
  6. Review activity: marca “This wasn’t me” dove necessario → Secure your account.
  7. Update your info: verifica telefono ed e‑mail di recupero.
  8. Segnala le e‑mail di ricatto come phishing.
  9. Aggiorna sistemi e app, attiva update automatici.

Questo articolo deriva da un Q&A collettivo su “tentativi di hacking ripetuti sugli account Microsoft”, ristrutturato in forma pratica. Le procedure e i percorsi possono variare leggermente nel tempo o tra account personali e aziendali, ma i principi operativi restano validi.

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